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Macario, il sogno di una maschera - Tra gli ospiti Metis Di Meo |
L'omaggio del figlio Mauro al comico torinese che inventò la “Rivista”. Un viaggio attraverso sogno e magia per ricordare il comico torinese dalla faccia come un cartone animato. “M...acario – Il sogno di una maschera” di Mauro Macario torna nella Capitale, dopo il debutto estivo nel Festival “Spazi e Memoria". Nella pièce il figlio dell'artista - autore, direttore e interprete/narratore - racconta la vera storia di Erminio Macario e della Rivista femminile in Italia, quella che esaltava "l'epopea dorata e sfarzosa del music hall" con le sue desiderate donnine, le famose canzoni (da Creola a Camminando sotto la pioggia, da Sentimental a Il Nilo blu…), i brillanti duetti. Macario era una maschera. “Guarda quella faccia dipinta in modo assurdo”, scrive il figlio Mauro nel suo libro Macario mio padre. Il viso del genitore gli ricorda vagamente un cartone animato, un personaggio di Walt Disney che gli capita di vedere al cinema parrocchiale il sabato pomeriggio. “Sarà il Cappellaio matto? Con quei pomelli rossi sugli zigomi e il ricciolo tondo sulla fronte che sembra disegnato con il carboncino, invece è vero”. Il figlio Mauro racconta e assembla i tasselli del puzzle costituito da video d'epoca, brani musicali e danza per rendere omaggio alla memoria dell'amatissimo padre scomparso nel 1980.Accanto a Macario la Compagnia dei Passatisti, ovvero Gianluigi Cavaliere, carismatico cantante e "spalla" del capocomico (Cavaliere è voce ed autore del gruppo musicale Chantango, che già in passato ha collaborato con Mauro Macario, con cui condivide l'amore per la canzone francese, Léo Ferré e lo spirito anarchico). Con Cavaliere duetta, Cinzia Fontana nel ruolo della “soubrettina tuttopepe", mentre e Sara D'Agostino è il clown, personaggio che su Erminio Macario suscitava un fascino da sogno. “La figura del clown” - spiega Mauro – “era per lui emblematica. Convivevano nel pagliaccio il linguaggio del cinema muto e quella vena crepuscolare, poetica, romantica che tanto sentiva”.
Gli arrangiamenti musicali sono di Fabio Rossato, le luci a cura di Fabio Scappini, mentre Davide Fontana e Rolando Pavin curano suoni e immagini, fondamentali e poetici elementi della memoria con cui - a tratti con narrazione documentarista, onirica, evocativa - dialoga l'affabulatore Mauro Macario. Poeta, saggista, già regista per il cinema e la televisione, in questo caso anche attore, nella parte del Testimone del tempo che fu, il figlio del comico racconta quel romantico tempo della rivista e dei camerini con le lucine attorno allo specchio, di una comicità lunare e mai volgare. Lo spettacolo è un canto d'amore a tutte quelle persone che vivevano questo microcosmo, dalle "stelle" ai "generici", e alle storie di vita di tutti loro.
Alla première: Metis Di Meo, Alex Partexano, Janet De Nardis. (Servizio Fabrizio Pacifici - Foto gentile concessione Ufficio Stampa)
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