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Carlo Verdone incontra gli studenti dell'Accademia ACT |
“Mi piacerebbe morire durante un amplesso o in scena, come Moliere. Certo morendo a letto ci si ritrova nella commedia all'italiana, fa subito 'ridè”.
Qualche battuta e una gestualità tra le più significative del cinema italiano di oggi sono stati gli ingredienti usati dall'attore e regista
Carlo Verdone per rompere il ghiaccio con gli oltre 200 studenti del corso di regia e recitazione organizzato dall'Accademia ACT ed a cura di Francesca Piggianelli venuti ad assistere, oggi pomeriggio, alla sua ‘lezione eccellente'.
La lezione è stata preceduta dall'introduzione del Presidente Vittorio Giacci e del Direttore Artistico Daniele Pettinari.
Una lezione che non si è fermata alla battuta comica ma che, come nei film del regista, ha scavato più a fondo nella realtà, non sono quella della società italiana, che Verdone da sempre tratteggia con precisione, ma anche nel momento che sta vivendo il cinema italiano.
“A me – ha infatti spiegato Verdone - intriga l'oggi, il quotidiano. La nostra società ora è molto confusa, viviamo in un momento molto brutto, non c'è più l'etica, che è diventata una parola d'avanguardia. M'interessa l'oggi nei suoi casini, nelle sue miserie. Io sono un semplice pedinatore di italiani, cerco di rappresentarli con molta onestà”. E poi, quasi ad indicare una strada ai giovani studenti dell'ACT – Multimedia ha detto: “il cinema italiano ha bisogno soprattutto
di soggettisti e sceneggiatori. Ci vogliono storie solide, io ormai da anni me la canto e me la suono da solo con il mio gruppo di sceneggiatori. I soggettisti
e gli sceneggiatori sono quelli che cambiano il cinema, senza Zavattini, De Sica
sarebbe stato un buon regista e un buon attore ma con lui è diventato immenso»
Ancora, rispondendo alle domande degli allievi, Verdone ha spiegato con che criterio scelga i suoi attori e che cosa, secondo lui, sia l'arte del recitare. “L'essere attori – ha detto - è l'arte di nascondere l'arte, pensiamo ad Anna Magnani e alla carica esplosiva che aveva in scena. Io mi accorgo se uno è bravo, ad esempio, da come muove le mani. Una volta venne un'attrice che a vederla così sembrava quasi anonima, poi arrivò una telefonate del fidanzato e lei si mise da li
tigare, e solo in quel momento venne fuori quello che veramente sapeva esprimere”. (Servizio Fabrizio Pacifici - Foto gentile concessione Ufficio Stampa)
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