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'Ciò che resta di noi', al Canottieri Roma è nata una stella |
Emozionata, Virginia della Torre. Ha appena 17 anni e una nutrita platea che pende dalle sue labbra. Ma è anche determinata, Virginia della Torre: il sogno di diventare scrittrice da inseguire e un messaggio chiaro da lanciare. “Trovo che la società odierna abbia maturato un’idea sbagliata sugli adolescenti di oggi – dice - Crede che non abbiano una loro opinione, che siano indolenti. Beh, non è affatto vero”. Si presenta così, Virginia della Torre, al Circolo Canottieri Roma, dove presenta “Ciò che resta di noi”. Un libro, un caso editoriale nato sul web, l’opera prima di una studentessa del liceo Tito Lucrezio Caro che colpisce quanto a maturità. A precisione stilistica. Gremito il salone del Circolo. Nel pubblico tanti volti giovani, i compagni di scuola di Virginia; anche qualche professore. In prima fila, soprattutto, mamma Alessandra, prima sostenitrice di questa ragazza che ha iniziato a scrivere poesie a soli 6 anni, e la commossa nonna Lidia, alla quale il libro è dedicato. Un libro nato da un’autoproduzione via Amazon (dove è ancora possibile acquistarlo) e che ha subito fatto breccia tra gli appassionati grazie al passaparola e a recensioni entusiastiche su siti e blog specializzati. Accanto a Virginia, al tavolo dei relatori, l’Avvocato dello Stato Wally Ferrante, la scrittrice Daniela Matronola e, in veste di relatrice,Paola Grizi, scultrice che presta anche due sue bellissime opere per l’evento. Più tardi si aggiunge il giornalista del Tg3 Andrea Marini.
“Ciò che resta di noi” è ambientato nel 1986 e racconta la storia d’amore tra Camilla e Alessandro, adolescente cresciuto in manicomio. L’esistenza del ragazzo viene completamente stravolta dall’arrivo di Camilla, anima semplice, impulsiva, bella. Il tempo scorre e nella sua caducità i due riescono a crearsi uno spazio tutto loro fatto di affetto, fiducia ma, soprattutto, di terrore. Perché è il terrore a regnare sovrano in una struttura austera e arida come un ospedale psichiatrico. I due tuttavia sono abituati a convivere con paura e sofferenza e proprio per questo motivo combattono per preservare l’integrità e la straordinarietà del loro splendido amore, che, così puro e intenso, è la prova che non esiste niente di più forte. Peccato soltanto che il destino abbia tracciato per loro cammini differenti, inaspettati, che metteranno a dura prova i loro sentimenti.
Scritta in forma di diario, l’opera ha richiesto un grande lavoro di ricerca da parte di Virginia. Prima un racconto su Internet con l’ospedale psichiatrico come sfondo, poi, visto il successo, “ho deciso di approfondire l’argomento – racconta – Ho allora studiato l’ambiente prima e dopo la svolta della legge Basaglia. In particolare, ho visitato il Museo della Mente inserito nel Comprensorio Santa Maria della Pietà, a Monte Mario. E ho cercato di immedesimarmi, calarmi nei personaggi”.
Completati gli studi liceali, Virginia andrà a studiare scrittura creativa in Inghilterra. Nel frattempo, continua a scrivere. Di Alessandro e di Camilla, ma anche di quel “teatro d’amore” (la definizione è di Daniela Matronola) che riesce a creare dal foglio bianco. I sogni, la sconfinata fantasia di una teenager. Sensibilità, determinazione. (Foto gentile concessione Ufficio Stampa)
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