Una mia amica giornalista un giorno mi dice: “Ho conosciuto un signore che racconta storie stranissime su L’Aquila. Non ho capito molto di quello che diceva, ma gli ho detto di parlare con te perché questo è il genere di cose che ti interessano”.
Non aveva torto. Era luglio, a breve sarebbe iniziato il G8 ed ero decisa a incontrare il signore in questione. Ma in quei giorni la città era sotto assedio e andarci significava farsi fermare dai militari ogni tre metri. Quindi me la prendo comoda, avrei aspettato che i giorni dei grandi della terra fossero passati.
Qualche tempo dopo, alla fine di uno spettacolo, io e due amiche ci rimettiamo in marcia verso L’Aquila partendo da Arezzo.
Il signore che avrebbe detto delle cose che mi avrebbero impressionato, era di casa in un campo autogestito. È stata una serata bellissima, io lì in mezzo al loro, alcuni ragazzi mi hanno offerto l’imitazione di un loro professore in cambio di un Berlusconi.
Poi il clima goliardico della serata è andato sfumando e hanno iniziato a dare spazio ai loro pensieri. La cosa che mi ha colpito è che tutti avevano un’adorazione e una gratitudine sconfinata per i volontari e i vigili del fuoco mentre nei confronti dei dirigenti della della Protezione Civile era diffuso un sentimento di diffidenza e di paura.
Ho cominciato ad osservare quello che succedeva.
C’era una popolazione per lo più di anziani e una buona parte di famiglie affrante sì, ma convinta che nella disgrazia non gli poteva andare meglio.
E una popolazione che mugugnava impaurita e sospettosa. Qualcuno di questi partecipava a comitati cittadini e si affannava a parlare nel vuoto.
Alcuni dei ribelli dicevano: “Qui si sta facendo un esperimento. Quello che succede qui è quello che vogliono che succeda in tutta Italia.”
Mi sono fatta suggestionare e ho provato l’emozione di scoprire dal vivo quello che tutta Italia oggi sta scoprendo sui giornali.
Quello che venivo a sapere sulla Protezione Civile mi sembrava enorme, incredibile. Abbiamo preso atto dell’esistenza di uno stato parallelo che stava crescendo senza che nessuno ne sapesse niente. Si parla molto della censura dell’informazione in Italia. Ebbene la censura copre operazioni come questa. La censura e la costante minaccia della perdita del lavoro per chiunque esprima dissenso.
Come mai gli italiani votano Berlusconi?
La violenza della propaganda, l’impotenza dei cittadini, l’economia e i rapporti di forza fondati sull’illegalità e una catastrofe: il terremoto che ha annientato la città de L’Aquila per raccontare come è stata piegata la giovane democrazia italiana.
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