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Riduzione teatrale di Susanna Costaglione
Regia di Claudio di Scanno
Martedì, 4 agosto 2009 - ore 21,15 Teatro Villa Pamphilj Largo 3 Giugno 1849 - Roma
Al pari di Edipo, Fedra si configura come un archetipo che percorre tutta la letteratura universale.. La sua storia di seduttrice incestuosa che si fa calunniatrice si ritrova in India, in Cina, in Egitto e fa da trama ad altre leggende della tradizione occidentale. Il festival “Spazi e Memoria – Il teatro e la cultura tra le due guerre” – propone il dramma teatro “FEDRA” in una riduzione teatrale curata da Susanna Costaglione (Fedra) con la regia di Claudio di Scanno, in scena martedì 4 agosto 2009 alle ore 21,15 presso il Teatro di Villa Pamphilj a Roma. La Costaglione è in palcoscenico con Paola Cerimele (Gorgo), Pino Censi (Ippolito), Raffaello Lombardi (Teseo), Cristina Golotta (Etra), Roberto Negri (messaggero cieco), Marco Valeri (Aedo), Silvia Pietta (Schiava Tebana), Monica Ciarcelluti (Corifea Madre), Irida Mero (Artemide). Fedra presenta una tipica situazione edipica: anche se in termini più mediati ritorna infatti il tema dell’incesto.. Ma un altro elemento collega il dramma di Fedra a quello di Edipo, ed è quello della riflessione sul linguaggio; il linguaggio che maschera e tradisce le realtà interiori, dà peso alle apparenze, arreca morte rivelando quel che deve essere taciuto. Edipo non vuole ascoltare le parole di Tiresia, Fedra cerca di non pronunciare le parole fatali, ma il dramma si consuma proprio intorno a due elementi linguistici: la confessione e l’imprecazione. Alla parola non si può porre rimedio: il passaggio dal silenzio alla parola genera l’irrimediabile. Fedra di D’Annunzio è una figura artisticamente viva, con atteggiamenti tra il folle e il demoniaco. Per assecondare troppo la sua passione trasgredisce le leggi morali e sociali che regolano la convivenza umana. E’ un essere primitivo, che non si integra nella normalità della vita, le cui manifestazioni suscitano in lei delirio e agitazione. Nella tragedia dannunziana non spicca molto la sacralità tipica della tragedia antica, piuttosto è posto l’accento su quanto di umano suscita dolore e sofferenza. Fedra si inasprisce alla notizia che Teseo è vivo perché vede distrutta la propria gioia malvagia, mentre si inebria rivivendo la gloriosa ultima ora di Capanèo, folgorato da Giove sulle mura di Tebe. E’ proprio dal conflitto dei suoi desideri inappagati, dei sentimenti peccaminosi nasce la sua malvagità, la sua empietà che la porta ad esaltare la ribellione di Capanèo a Zeus e il sacrificio amoroso di Evadne.Se allora in Euripide spicca la donna che si strugge e langue, in D’Annunzio Fedra è ansia furiosa, folle, abbandonata alle suggestioni del senso e dell’istinto sfrenato, che vede nell’erotismo e nella sensualità il mezzo per manifestare la vita profonda e segreta dell’io che sfugge al controllo dell’intelletto. Ed è in nome di questo abbandono all’ebbrezza dei sensi e all’istinto che l’erotismo di Fedra diventa angoscia, agitazione irrefrenabile, empietà furente contro Afrodite, orgoglio passeggero, ma vilipeso al pensiero che tra qualche ora Ipponòe la schiava tebana sarà tra le braccia di Ippolito. Se in Euripide Fedra è in un certo senso quasi romantica, di un dolore realistico e struggente, in D’Annunzio è figura tipicamente decadente, irrazionale, istintiva e perciò di una vogliosità incontrollata che assale Ippolito con tutti i mezzi a sua disposizione, dalla sfrontatezza immorale alla lusinga di una promessa di potenza. Al rifiuto di Ippolito ella passa alle offese e alle minacce, all’esasperante incalzare e alla folle presa. Ippolito fugge e Fedra momentaneamente si abbatte per poi, da demone terribile quale è, recuperare presto la sua fierezza per dar vita all’ultima opera di ribellione alla ragione, e di esaltazione dell’istinto, ricorrendo in maniera spietata e cinica alla calunnia. Ma non è un gesto fine a se stesso quanto di rivolta al volere degli dei e del Fato, come Capanèo di cui è stata ammiratrice ed esaltatrice. E questo prometeismo suggella la sua ribellione alle leggi della ragione per cercare, senza risultati, di far valere l’istinto sulla ragione, anche contro il volere degli dèi. Prezzo del biglietto al pubblico da acquistare direttamente al botteghino: €10,00. Ufficio Stampa Emilio Sturla Furnò - +39 340 4050400 - emyesse@yahoo.it
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