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Via l'aquila 68, ore 21.30
Una speciale serata-evento il primo lungometraggio realizzato dalla Daltonico Vision Studio, “collettivo di dopolavoro cinematografico” diretto dal giovane esordiente Gian Luca Catalfamo. Il regista e gli interpreti Gabriele Lepera, Sacha Piol e Andrea Giannotti risponderanno alle domande del pubblico al termine della proiezione. Il film verrà introdotto da una presentazione a cura di Fabio Giusti
Uno scombinato gruppo di giovani malviventi gestisce alcuni giri di scommesse clandestine e regolamenti di conti, quando gli capita tra le mani il sequestro di un parlamentare. Il capo della banda è Davide Lo Magro detto ‘Babyface’, rampollo di una famiglia di strozzini, che fatica a gestire le personalità contorte dei suoi sottoposti. Davide, mentre sta raggiungendo il seminterrato nel quale è tenuto l’ostaggio, scopre che Alex, un esaltato sicario con crisi d’identità, e Uber detto ‘il Crucco’, hanno frainteso alcune sue indicazioni e quindi ucciso uno scapestrato debitore, senza andare troppo per il sottile. La situazione degenera con l’arrivo di tale ‘Andreotti’, un personaggio enigmatico che pare abbia dei buoni contatti per ottenere un riscatto dal rapimento. La polizia inizia a fiutare il marcio mentre la banda, tentando di limitare i danni, finisce in una grottesca spirale di imprevisti, delitti e colpi bassi.
Lepre Meccanica nasce da un cortometraggio, per diventare poi un film ad episodi affannosamente autoprodotto in due anni di duro dopolavoro. Una vena punk pervade i dialoghi a tratti eccessivi e le modalità di realizzazione, che includono un cast e una troupe di non professionisti e l’uso di mezzi di fortuna. L’intreccio nevrotico si muove sulla colonna sonora new wave degli Illogico, sfociando in una commedia nera che racconta la sciagurata rincorsa alla svolta facile: “Questa vita è come una corsa di levrieri, corri, ti affanni e poi ti accorgi che stai solo andando in tondo, inseguendo un fantoccio, una LEPRE MECCANICA.”
“La scrittura e il taglio registico sono nati quasi contemporaneamente, portando con loro un’evidente contaminazione pulp/poliziottesca, ma molti elementi, soprattutto la caratterizzazione di alcuni personaggi, trovano ispirazione piuttosto nei fumetti di Magnus o di Andrea Pazienza” ha dichiarato con eloquenza Gian Luca Catalfamo presentando i protagonisti della sua pellicola. “La lavorazione si è presentata come una lunga strada tortuosa che probabilmente ha vissuto tanti colpi di scena quanti se ne trovano nel film, portata avanti dalla testardaggine di ammazzare quella creatura enorme che era nata da un girino e di cui non si vedeva più la testa. Lepre Meccanica è stato interamente girato con audio in presa diretta, con la grande mano educata dello storyboard a fare da guida e si è evoluto impattando continuamente sulla sceneggiatura, scritta in più riprese, anche deformandone il contenuto iniziale, dove i personaggi erano in gran parte delineati sulle caratteristiche reali di chi era destinato ad interpretarli. L’intrigo principale diventa frequentemente un pretesto per raccontare la situazione dei personaggi, tra i quali si alternano le reazioni fuori luogo di chi, esaltato, sta vivendo le proprie azioni delittuose come un gioco e chi invece si rende conto della reale gravità di quello che sta succedendo. In una delle scene più lunghe del film, la banda tortura un ostaggio mentre gioca a dei giochi da tavola, cambiandoli a seconda del numero dei partecipanti al colpo che arrivano mano a mano: c’è chi lo fa per divertimento, chi per sadismo, chi invece per ingannare l’ansia. La struttura intera dello snodo forse ricorda proprio un sanguinoso e irrazionale gioco dell’oca, dove le alleanze sono spesso illusorie e ognuno, dentro di se, spera soltanto di arrivare alla fine prima degli altri. Ringraziamo il corpo dei carabinieri per tutte le volte che ci ha chiesto i documenti andandosene poi sgommando, il fattore della proprietà privata in cui riprendevamo senza autorizzazione e tutte quelle persone che ci hanno lasciato fare quando hanno capito che non stavamo girando un porno.”
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