regia, Paolo TRIESTINO
con Gennaro CANNAVACCIUOLO, Antonio GROSSO, Enzo CASERTANO, Antonello PASCALE, Roberta AZZARONE
√ In scena dal 7 al 19 aprile
dal martedì al sabato alle 21
le domeniche alle 17.30
il secondo mercoledì di programmazione solo pomeridiana alle 17.30
il secondo sabato di programmazione doppio spettacolo alle 17.30 e alle 21
TEATRO NINO MANFREDI
Via dei Pallottini, 10 - Ostia Lido - Roma
Info: 06/56324849
www.teatroninomanfredi.it
info@teatroninomanfredi.it
Ufficio stampa – Emanuela Sirchia
Teatro allo stato puro nella commedia di Antonio Grosso “L'invisibile che c'è”, in scena al teatro Nino Manfredi dal 7 al 19 aprile. Di Grosso si è detto tanto nel corso di questi ultimi anni con lo straordinario successo di “Minchia signor tenente” che ha fatto il giro dei teatri italiani concedendo più volte il bis. Antonio Grosso è un giovane autore/attore la cui sensibilità emerge in particolare in questo testo; una sensibilità amplificata dalla preziosa regia di Paolo Triestino e dall'altrettanto preziosa e straordinaria interpretazione di Gennaro Cannavacciuolo.
“Mio figlio? È sempre stato curioso. Una volta mi disse: papà, ma davvero esiste il paradiso? Non c'è padre che possa fornire questa risposta pensando di poter essere preceduto, in questo passaggio ultraterreno, dal proprio figlio. È un dolore senza nome perché inverte le leggi della Natura e come tutte le cose contro Natura ha in sé qualcosa di abominevole. Un padre e un figlio, un figlio e il suo papà: un legame ovviamente profondo e viscerale, un legame che porta l'uomo della nostra storia, un padre, appunto, a vivere emozioni forti e profonde. Vedere il figlio nascere, crescere, diventare uomo e...”
Ne “l'invisibile che c'è” tutto rimane sospeso, tutto orbita intorno a quella “e”. E come il modellino di un trenino elettrico, dove tutto funziona in virtù della perfezione di una serie infinita di minuscoli meccanismi, così le nostre esistenze scorrono fino a quando qualcosa non inceppa quei meccanismi e tutto si blocca, si complica e anche percorrere pochi metri diventa un'impresa improba.
La vita, si sa, è imprevedibile, ma cosa accadrebbe se lo diventasse anche la morte?
Pochi si sono presi la briga di narrare la storia d'amore tra un figlio e suo padre e questa vicenda ne è intrisa, con semplicità.
In questo spettacolo di Antonio Grosso si vola: lo spettatore fluttua e non sempre se ne accorge. Le emozioni sono fortissime e contrastanti. Si affrontano temi drammatici, ma con fantasia e leggerezza, con ilarità e misticismo, il tutto avvolto da un'atmosfera surreale. Una commedia sul dolore, quasi un ossimoro. Anche la morte di un figlio, del resto, è un concetto profondamente contraddittorio. Insomma, l'amore e la vita sono faccende con dinamiche straordinarie. Ma anche la morte...
Papà... Figlio mio, ma sei tu?
Si papà, so' io. Ma, addo' stai?
Qua, giusto dietro a te. Dietro a me? Ma io non ti vedo!
Però mi senti...
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