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Via l'Aquila 68 (zona Pigneto)
Dopo il grande successo e gli applausi ottenuti a Venezia 2014, arriva nella nostra sala la nuova pellicola del regista di ‘Condominio’ e ‘La fisica dell’acqua’, ispirata al libro omonimo di Enrico Deaglio. Il regista e il protagonista del film risponderanno alle donande del pubblico al termine della proiezione.
30 anni della nostra storia visti da 60 metri di altezza.
È stato uno dei film italiani più applauditi all’ultimo Festival di Venezia, con un’ottima accoglienza in proiezione stampa e l’ovazione commossa del pubblico nelle proiezioni ufficiali. Presentato in prima mondiale alle Giornate degli Autori/Venice Days, Patria è liberamente ispirato all’omonimo libro di Enrico Deaglio (edito da Il Saggiatore): uno dei saggi storici più letti e amati dell’ultimo decennio, un viaggio a perdifiato nella storia del Paese dal 1978 al 2010. Un libro-sfida di oltre 900 pagine, che sullo schermo diventa il racconto di un’unica notte, nella quale riviviamo avvenimenti indimenticabili e a volte dimenticati. E una realtà di oggi raccontata con ironia e commozione, in cui per uscire da una crisi materiale, e soprattutto dalla solitudine, forse occorre essere più di uno.
IL FILM
La fabbrica chiude e licenzia, l’ennesima nel torinese. Tre uomini, per protesta, per rabbia, per solidarietà, si ritrovano insieme una notte a occupare una torre della fabbrica. Sono Salvatore Brogna, operaio, Giorgio, operaio rappresentante sindacale, e Luca, impiegato ipovedente e autistico. Tre percorsi, caratteri, visioni politiche, del tutto opposti. Abbandonati da tutti, nella disperata attesa che arrivi qualche giornalista, forse una tv, questi tre punti di vista così diversi sul mondo ripercorrono gli ultimi trent’anni della vita del Paese, gli anni che li hanno portati su quella torre pericolosa. Dal sequestro Moro alle manifestazioni a Mirafori, dalle stragi di Mafia al terremoto in Irpinia, dai volti e le parole del mondo Fiat di Gianni Agnelli e Cesare Romiti, a quelli di Tangentopoli di Di Pietro, Mario Chiesa, Raul Gardini, e ancora Craxi, Berlinguer, Berlusconi, passando per i mondiali di calcio dell’82 e il rigore sbagliato di Roberto Baggio nel ’94. Fino alla fabbrica di questa notte. Anni di occasioni sprecate, di speranze tradite, di crimini e stragi, di ribaltoni e giochi di potere. Li rivediamo anche noi questi anni, attraverso immagini e memorie d’archivio e, come contraltare di questa danza degli eventi, rimane il semplice buon senso di tre uomini senza alcun potere, appesi in cima ad una torre, che aspettano qualcuno, chiunque, mentre senza accorgersene costruiscono un’amicizia.
‘non avevo la più pallida idea però di come tutto questo potesse diventare un film. È come fare un film da un dizionario o da una guida del telefono. Oppure bisognerebbe avere grandissimi mezzi e attori, locations, costumi, comparse, budget illimitati e trasformare tutta l’Italia in un teatro, far rivivere Aldo Moro e i ragazzi che lo uccisero, le masse degli operai licenziati dalla Fiat, le migliaia di morti ammazzati di Palermo. E come si fa? … Felice Farina ha fatto uno splendido lavoro – ha fatto un film “popolare italiano”, come non se ne facevano più da parecchio tempo. Altro grande pregio: l’ha fatto con pochi soldi.’ Enrico Deaglio
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