Dopo i racconti dei respingimenti coatti di “Come un uomo sulla terra” e “Mare Chiuso”, ZaLab torna a parlare del tema da un’angolazione diversa, quella delle famiglie che vengono improvvisamente separate dai provvedimenti di reclusione nei CIE. Lo fa con il linguaggio che le appartiene da sempre, quello del cinema documentario. E’ quindi un appuntamento importante per gli amanti del cinema del reale quello con i registi Gustav Hofer e Matteo Calore, che - accompagnati da Andrea Segre, per l’occasione autore del soggetto - presenteranno in anteprima romana questo loro ultimo, atteso lavoro. Gli autori di ’Limbo’ risponderanno alle domande del pubblico al termine della proiezione. Modera l’incontro Massimo Vattani. Il film resterà in programmazione anche Mercoledì 24 alle 21.00 e alle 22.00.
Arriva nella nostra sala Limbo (Italia 56', 2014) di Matteo Calore e Gustav Hofer: soggetto di Matteo Calore, Gustav Hofer e Andrea Segre; produzione ZaLab & HIQ, con il sostegno di Open Society Foundations; produttori associati OH!PEN Italia s.r.l. e Relief . Si ringraziano Valerio Mastandrea e la Fondazione Erri De Luca per il contributo artistico.
I registi Matteo Calore e Gustav Hofer hanno lavorato per quasi un anno raccogliendo storie all’interno dei CIE, incontrando innumerevoli difficoltà d’accesso alle strutture e forti resistenze da parte dei migranti stessi e delle loro famiglie, intimoriti da un sistema che viola sistematicamente i loro diritti di informazione e dignità personale. L’idea di raccontare questo punto di vista insolito è nata insieme ad Andrea Segre, che da anni produce documentari su questi temi, ed è stata accolta e sostenuta da due artisti a diverso titolo impegnati nella difesa dei diritti delle categorie più “fragili”, Erri De Luca e Valerio Mastandrea, diventati produttori associati (OH!PEN Italia s.r.l. e Relief) del film. Open Society Foundations inoltre, riconoscendo il valore di denuncia di questo documentario, ha sostenuto fin dal primo momento la produzione.
Ma sono gli stessi Calore e Hofer a spiegarci nel vivo il percorso che li ha portati a concepire una testimonianza così ispirata e partecipe:
“Quando abbiamo iniziato le ricerche, siamo partiti dalla convinzione che il Limbo in cui la vita di queste famiglie viene drammaticamente sospesa per un tempo non prevedibile coincidesse con il tempo di permanenza nei CIE, ma ci siamo presto resi conto che non è così. L’incubo di non riuscire a prevedere in nessun modo gli eventi futuri, la paura di perdere improvvisamente un pezzo importante della propria famiglia, l’angoscia di dover abbandonare anni di fatiche, amicizie e affetti si protrae ben oltre l’uscita dai CIE. Fino a quando non si trova un modo di ottenere un permesso di soggiorno, la paura di essere nuovamente fermati, rinchiusi ed espulsi resta il peso reale su cui si costruisce la quotidianità di intere famiglie.”
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