Nel mese di luglio Eugenio Finardi compirà sessant'anni. Una ricorrenza che ha deciso di festeggiare in due modi: partecipando al Festival di Sanremo per la terza volta nella sua carriera (le altre due furono nel 1985 e nel 1999) per presentare il brano “E tu lo chiami Dio” (composto da Roberta Di Lorenzo) e dando alle stampe questa tripla raccolta intitolata proprio “Sessanta”.
Dopo un 2011 ricco di soddisfazioni (la pubblicazione del suo primo libro “Spostare l'orizzonte” e la consegna dell'Ambrogino D'Oro da parte del Comune di Milano), Finardi fa il punto sulla sua vita artistica, cominciata quarant'anni fa firmando il primo contratto discografico con la N.1 di Battisti.
La pubblicazione in questione contiene ovviamente tutti i grandi successi del cantautore meneghino, re-incisi in studio per l'occasione (quindi in versione 2012), ma include anche cinque brani inediti. Oltre alla canzone sanremese, sono infatti presenti due versioni di “Nuovo Umanesimo”, una delle quali si avvale della produzione di Max Casacci dei Subsonica, il blues classico di “Why?” (con la partecipazione di Joe Colombo), le atmosfere Seventies di “Maya” (al cui testo ha partecipato sempre Casacci) e “Passerà”. Il triplo cd “Sessanta“, monumentale raccolta che celebra sessant’anni di vita e quasi quarant’anni di carriera di Eugenio Finardi, musicista ribelle passato dalla gloriosa etichetta di rottura Cramps, con cui pubblicò l’album d’esordio “Non gettate alcun oggetto dai finestrini” del 1975 e i quattro successivi, sino a diventare una delle figure di maggior spicco del cantautorato pop/rock italiano. “Sessanta” esce tramite la produzione esecutiva EFsounds per Edel Italia, ma l’etichetta torna ad essere Cramps, e vede presenti ben cinque inediti, fra cui il brano che Finardi presenterà a Sanremo 2012, intitolato “E tu lo chiami Dio” e scritto per lui da Roberta di Lorenzo. Alla release hanno inoltre collaborato firme prestigiose del mondo musicale, tra cui Max Casacci dei Subsonica (che ha rielaborato a modo suo il brano “Nuovo Umanesimo”) e i maestri Carlo Boccadoro e Filippo Del Corno.
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