Mio nonno si chiamava Rinaldo e, per fortuna sua e mia, non è morto in guerra. Partì come tanti altri per la campagna di Russia, ma a differenza di molti riuscì a tornare indietro. Però per tutto il resto della sua vita ha sempre avuto freddo. Anche d'estate, seduto in terrazza in pieno sole, teneva una coperta sulle gambe e un giacchetto sulle spalle. Perché il freddo della guerra gli era entrato dentro. L'idea di ricercare e raccontare le storie minime dei protagonisti della Seconda guerra mondiale nasce da nonno Rinaldo e dal bisogno di colmare un grande silenzio: il silenzio di uomini e donne ammutoliti dal frastuono della Storia. Ma anche il silenzio di chi ha preferito tacere, per convenienza o per dimenticare un dolore inenarrabile. Ecco perché ho scelto di usare direttamente la voce dei protagonisti. La maggior parte dei racconti di "Mio nonno è morto in guerra" è nata grazie al prezioso contributo di tante persone che hanno donato incondizionatamente e con passione civile la propria testimonianza di vita. A questo mosaico di memorie riesumate, a questo album di aneddoti in bianco e nero, manca sicuramente più di qualche tassello: è un'opera incompiuta per definizione. Sono gli appunti di viaggio di un 'ricercautore' che ha attraversato l'Italia senza stancarsi mai le gambe e le orecchie, pronto ogni giorno ad ascoltare una nuova voce, a decifrare altre rughe, ad imparare una sfumatura inedita, felice di riempire quelle pagine bianche con l'inchiostro di un patrimonio inestimabile: gli anziani e la loro memoria. Credo fermamente che se ogni ragazzo italiano, oltre a studiare a scuola le scienze o la geografia, sapesse raccontare la storia dei propri nonni, nel nostro paese assisteremmo ad una piccola grande rivoluzione culturale. (Simone Cristicchi)
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