“Non è vero ma ci credo”
Un classico della commedia napoletana
al Nino Manfredi.
Non è vero ma ci credo
di Peppino DE FILIPPO
adattamento e regia, Mario ANTINOLFI
Compagnia “Attori & Company” con
Mario NTINOLFI
Santa DE SANTIS, Alessandro D'AMBROSI, Luoana MORELLI, Davide SALIVA, Mariolina PISCIOTTA, Roberto VILLANIS, Angela DE PRISCO, Doriano RAUTNIK
musiche originali, Roberto ANTINOLFI
scenografia Claudio SCARAPAZZI
costumi Lucia MIRABILE
Dal 3 all'8 maggio 2011 Tutte le sere dal martedì al sabato alle 21
Sabato, doppio spettacolo
domenica, h 17.30
Ticket: platea € 20 (ridotto, €17)
galleria € 15 “ € 12
Prezzo speciale abbonati, €12 e € 10
Per i centri anziani, € 10
Via dei Pallottini, 10 - Ostia Lido - Roma
Info: 06/56324849
www.teatroninomanfredi.it
info@teatroninomanfredi.it
Nuovo appuntamento con i classici della commedia napoletana al teatro Nino Manfredi. “Non è vero ma ci credo” di Peppino De Filippo è lo spettacolo in scena dal 3 all'8 maggio, nell'adattamento di Mario Antinolfi che, anche questa volta, rispetta i canoni originali dell'autore.
È uno spettacolo di puro divertimento, che mette in scena la quotidiana ossessione (nello specifico partenopea ma non solo) dei riti superstiziosi, con i suoi personaggi tipici, metaforici ma semplici. La commedia ha 70 anni di vita ma è attualissima. Merito dell'autore De Filippo che riesce a scrutare l'animo umano non in maniera seria e didascalica, bensì ironica e, tutto sommato, un po' indulgente e perché attraverso la comicità delle situazioni sceniche affronta un tema che è comune un po' a tutti, anche a chi dice di esserne completamente al di fuori e che continuerà ad essere attuale nel tempo.
“Come sempre – afferma Mario Antinolfi - tengo a dare delle caratterizzazioni ai personaggi, sempre in modo giusto ed equilibrato, tenendo ben presente il carattere interpretativo degli attori. Ho voluto ritmi intensi e pulizia di gesto. Ho voluto che tutto fosse, in un ceto senso, vero, senza cadere nella tentazione di cercare l'effetto con forzature. Pur nel rigore che accompagna il lavoro di chi ama e rispetta il teatro, posso dire di essermi divertito”.
La vicenda racconta del commendator Gervasio Savastano, ricco proprietario di una fabbrica di conserve, ossessionato dalla superstizione, che regola la sua giornata a seconda degli incontri o degli avvenimenti, fausti o infausti, che gli si presentano. Di questa situazione ne fanno le spese sua moglie Teresa e sua figlia Rosina, che, innamorata di un bravo giovane, non trova mai il modo di farglielo conoscere. Un giorno la poco felice riuscita di alcuni affari induce Gervasio a licenziare in tronco un suo impiegato, il ragioniere Belisario Malvurio, reo di essere secondo lui uno iettatore. In seguito a questo licenziamento, lo stesso giorno si presenta nell'ufficio di Gervasio un giovane gobbo, Alberto Sammaria, per fare un colloquio di lavoro. Dato che la figura del gobbo è ben augurante, Gervasio decide di assumerlo, perché è convinto che da quel momento in poi non sarà più colpito dalla sfortuna. Tutto effettivamente inizia ad andare per il meglio, finché un giorno Alberto non rassegna le sue dimissioni, confessando a Gervasio di essere innamorato, senza speranza, della dolce Rosina. A questo punto Gervasio impone a Rosina di sposare Alberto, pur attanagliato dal rimorso nei confronti della figlia e dal dubbio che i figli d'Alberto possano riuscire deformi. Durante il pranzo di nozze…
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