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Vincenzo Bocciarelli - Intervista |
Vincenzo Bocciarelli sarà tra i protagonisti del Premio ANPOE, l'Oscar dei produttori e organizzatori di eventi, in programma giovedì 23 Giugno all'Auditorium SGM in via Portuense 741.
Attore di teatro cinema e televisione, indiscutibimente versatile, hai interpretato personaggi sia drammatici che ironici. Quanto è stato arduo e complesso rivestire ruoli diametralmente opposti? -L'elemento opposto fa parte della nostra straordinaria “schizofrenica” posizione di esseri umani.
La patologia strettamente legata alla bipolarità, riflette il nostro lato interiore migliore.
E' un privilegio poter esorcizzare il duplice aspetto del nostro animo attraverso il lavoro di attore.
Nasce un gioco meraviglioso, un binomio affascinante tra identità ed interpretazione, che filtra emozioni e vibrazioni da poter trasmettere e raccontare al pubblico. Lancia come dire, dei “semi”.
Ci puoi fare un esempio di alta forma di rappresentazione in grado di lanciare dei “semi”? -Uno fra tutti il film “The Three of Life” di cui ne consiglio visione a tutti. Un autentico capolavoro che riporta ai ricordi e riconduce al Divino. Guardandolo bisogna lasciarsi andare, abbandonarsi ad
un volo pindarico, per poter recepire pienamente il senso della Creazione qui magistralmente documentata.
Classe 1974 Mantovano, il tuo trasferimento a Siena è stato determinante per la tua formazione professionale. Hai intrapreso lì gli studi artistici. Com'e' stato il tuo primo approccio all'arte? -All'Istituto Duccio di Buoninsegna di Siena ho avuto l'opportunità di imparare il senso dell'osservazione e dell'ascolto, che troppo spesso nel quotidiano vanno perduti, siamo sempre concentrati su noi stessi. Ad un certo punto ho sentito il desiderio di sentirmi integrante della tela. Come parte viva dell'opera. E così, stimolato anche da una ragazza che ai tempi frequentavo ed incuriosito anche dal percorso artistico iniziale di mio fratello maggiore, sono diventato pittore e Maestro.
Conteso fra tragedie greche e drammi shakesperiani, il tuo mentore è stato Strehler e sul palcoscenico hai lavorato con il grande Albertazzi. Due incontri davvero decisivi per la tua carriera? -Questa domanda mi va dritta al cuore e alla memoria. Quando con la tipica inconsapevolezza, quel poco di sfacciataggine e di istintività, tipiche di un adolescente, ho intrapreso il mio percorso di attore. Un iter pieno di sacrifici, all'insegna non della popolarità ma della qualità. Strehler sul palco mi faceva pensare alla figura di Zeus e stimava molto la mia freschezza, la mia purezza e la mia audacia, mai intimorita dalla sua grandezza. Ero minorenne quando ho avuto l'onore di conoscerlo. ma per me ha voluto fare un'eccezione e mi ha accolto alla Scuola. Una volta, ricordo, fermò le prove del “Faust” mi mise le mani sulle spalle e disse” questo significa darsi al teatro”.
Giorgio Albertazzi invece mi fu presentato da Giuseppe Perrone, mio manager (che per me è stato una guida straordinaria. Ricordo le sue cene in cui riuniva gli “addetti ai lavori” e durante le quali ci si confrontava tra artisti, costumisti, sceneggiatori. Lo definirei come Gabriele D'Annunzio ne “Il Piacere” descriveva Andrea Sperelli:“Un vero apparecchiatore”).
Con Giorgio Albertazzi e con Irene Papas in “Edipo Re” ricevetti tre applausi a scena aperta dal pubblico di Taormina. Entrambi avevano molta cura e rivolgevano tante attenzioni e premure verso la mia persona, allora giovanissimo esordiente. A tal proposito: festeggio 20 anni di carriera!
Talentuoso attore di fiction televisive (“Il bello delle donne 2”) sei considerato un autentico sex symbol, ti ha inibito divertito o “liberato” recitare nudo sul palco per “il bello delle bambole”? -Sostanzialmente non mi sento un sex symbol. Ci sono tanti ragazzi belli, ma ho constatato con piacere che negli anni sono diventato più “interessante”. Come il vino: più stagiono più miglioro! Trovo che l'uomo debba essere non bello, ma affascinante agli occhi delle donne. In questi anni con l'esperienza ho affinato la tecnica della seduzione, ma sempre rigorosamente in grande stile.
Adorato a Bollywood, tempio del cinema indiano, protagonista del film “NIRAKAZHCHA, la strada dei colori” acquistato da RaiCinema e prossimamente trasmesso in onda su Rai Uno. Ti ha conquistato la cultura popolare indiana? -Immaginate che mi sono ritrovato completamente solo, senza il mio staff, tra permessi passaporti…in viaggio sulla linea aerea Emirates. Catapultato in un mondo completamente diverso dal nostro. Strappato dalla mia realtà che ormai è quella romana in cui mi sono immerso e in cui vivo davvero molto bene. In India, tra profumi e odori mai sentiti, proprio come gli antichi viaggiatori con i loro velieri, che approdavano in nuovi territori alla scoperta di nuove situazioni ed esperienze misteriose. E' stato tutto cosi' magico e significativo per me.
Per la gioia dei tuoi fans nel tuo sito www.vincenzobocciarelli.com si evidenzia la tua professionalità e i numerosi riconoscimenti conseguiti (es: Il Premio in Campidoglio come Personalità Europea). Lo aggiorni personalmente? -Il mio sito è stato inaugurato pochi mesi fa, ma deve essere ultimato. Anche perché è uno strumento utile per i giornalisti e per gli ammiratori per attingere notizie su di me. Ci tengo molto ad aggiornarlo perché sento di “doverlo” al mio pubblico, che mi sostiene sempre. Amo soprattutto utilizzare facebook e pubblicare news sulla mia page, perché mi sembra una ulteriore forma di rispetto per chi mi segue e per chi crede in me. Per rendere l'idea pensate che per “Re Lear” ho avuto cosi' vasti consensi dalla platea che ho recitato in ben 300 faticose repliche.
Ti ritroviamo inserito nel jet set come ospite ad eventi mondani. Con tutte le conoscenze che hai, quanto conta per te l'amicizia e quanto spazio le concedi nella tua vita piena di impegni? -Io amo il prossimo e adoro dedicare tempo ed energia in manifestazioni in cui posso interagire con la gente. Per me non è facile gestire i numerosi appuntamenti a cui sono invitato e detesto dire di no agli amici, all'ufficio stampa e agli organizzatori di eventi. Non tollero, per quanto rispetto nutro per gli altri, di non essere in perfetta forma dunque mi mostro in queste kermesse sempre curato e sereno. Mai trascurato ombroso o chiuso, come per definizione dovrebbe presentarsi un attore (luogo comune che voglio sfatare). Negli anni ho imparato però anche a stare solo. Nella solitudine sto bene. Mi isolo. Ho il culto del dormire sano, per “distaccarmi” dal mondo esterno. Mi piace talvolta tutelarmi e proteggermi dallo sguardo altrui. La professione che svolgo mi chiede di darmi incondizionatamente. Mi è capitato di essere triste o depresso, nei momenti in cui ho perso punti di riferimento, oppure nei periodi di stress o ancora nel timore, ripensando alla grandezza delle emozioni vissute, di non avere più la possibilità di viverne altre di simili con la stessa potenza ed intensità. Poi però ho reagito, perché la mia religione, cristiana, alla quale credo con fervore e devozione, mi rende fatalista e mi fa credere che c'e' un disegno superiore al di là delle nostre scelte. E cosi' ho dato, come si suol dire, una virata alla mia vita. Ed eccomi qua. A Roma,una città che mi ha arricchito interiormente e che mi ha permesso di conoscere tante persone. Sono diventato più selettivo con le frequentazioni. Prima ero impavido, poi ho compreso che non siamo tutti uguali e che il mondo è variegato. Ora so che preferisco stare con persone con cui posso condividere le mie affinità. Il senso della condivisione con le persone giuste per me è alla base di tutto.
Hai inciso un cd e la tua fragranza “Vincenzo Bocciarelli Parfum” presto sarà in commercio. Adori spaziare in diversi ambiti e ci sorprendi sempre. In futuro cos'altro dobbiamo aspettarci da te? -Voglio continuare a dedicarmi al giornalismo con il mio articolo “Il dettaglio illumina il cammino che dagli occhi porta al cuore” pubblicato su un noto magazine di free press capitolino. Già perché il mio primo sogno da bambino è stato proprio quello di scrivere. A 14 anni ho inventato a Siena il mio giornalino “Il Grido”. E poi si, credendo molto nel potere degli odori e dei profumi, come dicevo prima in merito alla mia avventura indiana, l'essenza che porta il mio nome vuole essere una specie di pozione magica, che mescola esperienze olfattive diverse. Vuole rappresentare “l'altro senso di me”. Mi piace pensare che quello che seminiamo resta. Che non veniamo dimenticati. Che lasciamo qualcosa di noi. Adoro l'idea di continuità.
Fondamentalmente sostengo la teoria del “da cosa nasce cosa” quindi chissà…il mio profumo potrebbe essere fonte di ispirazione per l'allestimento di un vernissage o la sceneggiatura di un film…
Per quanto concerne i miei prossimi impegni, l'8 luglio su Rai 2 avrò il piacere di condurre il “Premio Internazionale alla Libertà” organizzato dalla società “Libera” . Invece l'11 luglio avrò l'onore di aprire i concerti delle bande militari, con la lettura di rapporti epistolari dedicati all'Unicità d'Italia.
Per quanto riguarda il mio futuro, posso confidarvi che il mio sogno sarebbe quello di essere considerato, un giorno, un vino d'annata. Il vino per me rappresenta pienamente il simbolo della sacralità cristiana. Per la precisione vorrei diventare un Rosso di Montalcino (adoro il vino rosso!). Vorrei essere definito un vino da collezione, che ha aspettato pazientemente nelle botti.
Un Bocciarelli dell'82 per esempio! (Servizio Romina Loddi - Foto gentile concessione Ufficio Stampa)
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