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Le interviste di EventiRoma.com: Paola Lavini
24 -05-2013  |  

Una donna sensibile e mai banale. Paola Lavini ha il dono dell'eleganza nei movimenti e nell'anima. E' sempre gentile, dolce nei modi ma insieme determinata, attenta a ogni dettaglio ed estremamente professionale.

Da ragazza, chi l'ha spinta a intraprendere la carriera cinematografica?

- Oddio, non mi sento molto “signora” ancora, ma ragazza..diciamo matura? Non ho intrapreso la carriera cinematografica ma…la via dell'arte, cominciando a fare la cantante e poi l'attrice prima in teatro poi al cinema. Tutto nasce da me, dalla mia curiosità, in parrocchia dove sono cresciuta, gli amici, tutti erano musicisti ed un po' artisti e quindi ho potuto sperimentarmi con loro e capire meglio me stessa, i miei talenti, la mia voglia di comunicare col mondo. Ecco, la voglia di uscire da me stessa, dalle mia paure, conoscermi meglio, mettermi in gioco, anche lontano dal mio paese natìo e dalla famiglia (che all'epoca era assolutamente contraria al mio mestiere), mi hanno poi portato a farne una professione. Un salto nel buio, ma alla ricerca di me. Mentre il canto anche al mio paese (Maranello) era più “normale”, fare l'attrice era qualcosa di “folle”. Per fortuna ero già indipendente a livello economico e quindi sono semplicemente partita!


Chi le ha offerto il biglietto per salire sulla giostra del cinema?

- La prima prova di attrice davanti ad una telecamera è stata una fiction, non il cinema, e debbo dire che una collega qualche anno fa mi ha guardata in volto e detto ”Devi presentarti…hai la faccia da calabrese” per “Gente di mare”..senza sapere che la Calabria, dove avevo già studiato all'Accademia, sarebbe tornata in modo così importante per me al cinema negli anni a venire (“Corpo celeste” di Alice Rohrwacher, ndr). Stesso medesimo periodo : una parte nella fiction “Rome” in inglese! Una “guest-star” importante ed internazionale. Il cinema: un'opera prima di Mario Rellini, che non è mai uscita in Italia ma nel mondo sì, ”Balletto di guerra”. Un produzione fantastica di Maurizio Tedesco. Anche lì….in modo molto naturale: il regista cercava quella faccia, la mia! Un'opera prima che mi ha dato la possibilità di diventare “più naturale” e passare dal teatro al cinema con “non-chalance” (c'era tempo per girare e rigirare una scena, la mia, e quindi di capire meglio i meccanismi del cinema: che bello!!) , prima di approdare a ruoli più importanti!


Diventare attrice: una passeggiata o una scalata?

- Un scalata a volte più ripida altre meno!


Lei si è mai privata della sua indipendenza economica?

- No, per me l'indipendenza economica è fondamentale. Lo fu quando cominciai a studiare recitazione senza il benestare dei genitori ( prima di fare l'attrice ho lavorato come interprete), lo è tuttora nei confronti di qualsiasi persona. E' ..libertà, la mia libertà per cui mi sono battuta fin da piccola.


Paola, quando si è innamorata della recitazione?

- Se ascolto chi mi era vicino da ragazzina, mi dicono che ho sempre giocato con vestiti, scarpe, trucchi, davanti allo specchio, mi sono sempre creata un mondo “a parte”, proprio come avviene per un'attrice in “camerino”. Nei miei ricordi, mi sono avvicinata alla recitazione ed innamorata di essa, dei miei insegnanti, verso i 19 anni, quando avevo proprio voglia di “esplodere”: conoscere, inventare, scrivere, “mascherarmi”, trasformarmi! Curiosa di tutto e del mondo! Infatti ho cominciato col teatro di sperimentazione o cosiddetto di “ricerca” , e facevo tutti gli “stages” vicini a casa, di nascosto dai miei e con i miei soldini!! Era vero amore!


Lei ha fama di essere un grande perfezionista. Per esempio, è vero che resta nel personaggio anche a scena finita…

- Oddio mi piacerebbe sentirmi dire più “professionale” che “perfezionista”! Studio..sì, per i personaggi che debbo interpretare. Non solo le battute, ma anche modi, comportamenti, inflessioni dialettali! No, non rimango nel personaggio, è Paola che è “matta” di suo e forse può sembrare che rimanga nel personaggio. A parte gli scherzi, sui set dove debbo creare personaggi in un dialetto diverso dal mio, parlo con quel dialetto per tutto il tempo del girato, anche fuori dal set, per non perdere la verità dell'accento e non avere contaminazioni. Faccio credere di essere di quel posto! E così mi diverto pure a vedere con gente “indigena”, veramente del luogo, se ho un dialetto credibile! Questo scherzo lo faccio anche nella mia vita privata! I dialetti studiati rimangono poi come lingue da usare all'occorrenza!


C'è un ruolo che non le ha fatto dormire la notte?

- No. Diciamo che i primi ruoli (così come i primi provini!) non mi hanno fatto dormire, ma per insicurezza, quando non avevo ancora sufficiente autostima o meglio esperienza!


Ha mai pensato di trasferirsi all'estero per tentare una carriera oltre confine?

- Ho girato in Francia. Poi sto piano piano collaborando col mondo arabo, ho girato un film in Marocco qualche mese fa, ed ho un occhio di riguardo verso i paesi del sud del mondo con cui sto collaborando. Dico piano piano, perché per un attore (anche se io ho a fortuna di essere interprete di lingue) che lavora con la parola non è proprio semplice non essere madre-lingua. Sono pratica. Qui in Italia c'è il doppiaggio, ma non è una cultura presente così tanto in altri paesi. Anzi. Se mi trasferisco definitivamente è per avere una qualità di vita migliore!


Per un uomo pianterebbe un film?

- Sarebbe il fallimento dell'amore!


Lei ha mai conosciuto il suo lato più oscuro?

- Sì, ne ho a che fare tutti i giorni, mi metto spesso in discussione e “da grande” cerco di affrontarlo e conviverci serenamente, parlarci!! Non è poi così oscuro! È umano.


Ma nel suo futuro come si immagina?

- I just want to be a star! Immagino il successo…nella vita! (Tommaso Gandino)



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